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Artisti
Mauro
Negri
Allievo
prediletto di Henghel Gualdi, il
clarinettista, sassofonista,
compositore e arrangiatore Mauro
Negri nasce nel 1966 a
Mantova, città nella quale compie
gli studi classici diplomandosi in
clarinetto. Oltre alla sua
attività in veste di leader che
gli ha visto produrre 26 Cd, vanta
collaborazioni stabili con il
batterista francese Aldo Romano
(del cui quartetto è membro fisso
dal 1998 al 2001, incidendo
Corners per la Label Bleu e Just
Jazz per la Dreyfus Jazz), con
Enrico Rava (con cui registra tre
Cd ed è stato ospite fisso del suo
quartetto New Generation), con
Richard Galliano (nel 2012 fa
parte del suo quintetto Omaggio a
Nino Rota e con esso gira il
mondo), Henry Texier, Géraldine
Laurent, Enrico Pieranunzi, ma
anche Eros Ramazzotti ed Edoardo
Bennato. Per più di due anni è
stato il primo sax alto-clarinetto
della Vienna Art Orchestra, con la
quale ha inciso 4 album ed è stato
in tour per più di 50 concerti nel
mondo. Ma ha suonato dal vivo
anche con Kenny Wheeler, Billy
Cobham, Lee Konitz, Sal Nistico,
Tony Scott, Steve Lacy, Paul
Jeffrey, Jimmy Cobb, Gato
Barbieri, Natalie Cole, Paolo
Fresu, Tullio De Piscopo... A
lungo docente alla prestigiosa
accademia Siena Jazz, nel 2007 ha
pubblicato il libro “Master in
clarinetto Jazz” edito da BMG
Ricordi.
Mauro Ottolini
Nato
a Bussolengo (VR) nel 1972, il
trombonista Mauro
Ottolini è uno dei
musicisti più importanti del
nuovo jazz italiano. Lasciata
l’orchestra dell’Arena di Verona
per inseguire il suo vero amore,
il jazz, si è velocemente imposto
come leader fantasioso e
sorprendente. Alla sua ascesa
hanno contribuito altri grandi
musicisti, chiamandolo
regolarmente nelle loro
formazioni: Enrico Rava, Franco
D’Andrea, Gianluca Petrella,
Francesco Bearzatti, Daniele
D’Agaro e anche il cantautore
Vinicio Capossela. Da anni
Ottolini esprime il proprio
talento eclettico come compositore
e come arrangiatore non solo per i
progetti a suo nome, ma anche per
importanti formazioni jazz, rock,
pop e avant-garde. Si
è ritagliato un posto al
anco dei big della canzone
italiana (Negramaro, Lucio Dalla,
Antonella Ruggiero, Vinicio
Capossela, Malika Ayane, Roy Paci,
Karima, ma pure Luciano
Pavarotti).
Oggi suona assiduamente con Franco
D’Andrea (trio e sestetto), ma è
soprattutto il leader di alcune
delle più sorprendenti formazioni
della musica creativa italiana,
come i Licaones (con Francesco
Bearzatti), gli Smashing Triad(s),
i Lato Latino, l’orchestra
Ottovolante, i Separatisti Bassi e
i Sousaphonix, il gruppo che più
ha contribuito alla sua fama: con
questo ampio organico ha vinto il
Top Jazz nel 2012 e ha sfornato
una serie di dischi memorabili (The
Sky Above Braddock, Bix Factor,
Musica per una società senza
pensieri, Seven Chances).
Il più recente progetto, che vede
il nucleo dei Suosaphonix a
anco di un’orchestra sinfonica, è
un omaggio alle canzoni di Luigi
Tenco: “Tenco: come ti vedono gli
altri” è nato su richiesta
proprio del Club Tenco, che con
esso ha voluto celebrare il 50°
anniversario della morte del
cantautore. Uscito su disco, è
stato uno dei bestsellers
del 2017. Al successo eclatante ha
contribuito l’impressionante parterre
di cantanti convocato da Ottolini:
Gino Paoli, Petra Magoni, Daniele
Silvestri, Roy Paci, Alberto
Fortis, Rossana Casale, Renzo
Rubino, Karima, Bocephus King,
Edda, Kento, Vanessa Tagliabue
Yorke, Vincenzo Vasi, e, nei live,
anche Giuliano Sangiorgi.
Tommaso Vittorini
Nato a
Roma, ma residente da molti anni a
New York, Tommaso Vittorini ha
iniziato la carriera giovanissimo,
negli anni Settanta, a fianco di
Massimo Urbani, Maurizio Giammarco,
Enrico Pieranunzi, Danilo Rea,
Enrico Rava. Alla fine del decennio
il novero delle sue collaborazioni
si è esteso a livello
internazionale, con personalità
quali Lester Bowie, Kenny Wheeler,
Roswell Rudd, Steve Lacy. Dotato di
fine senso dell’umorismo e di una
profonda conoscenza della cultura
italiana (forse ereditati dai nonni,
Camillo Mastrocinque ed Elio
Vittorini), assieme a Mario Schiano
inventò una sorta di jazz- varietà
che non trova termini di paragone
nella storia di questa musica.
Come
band
leader ha dato vita a numerose
formazioni, sia in Italia che negli
USA: la Living Concert Big Band, il
Grande Elenco Musicisti (con
Giancarlo Schiaffini, Antonello
Salis, Roberto Gatto, Rita
Marcotulli), la Banda della Scuola
Popolare di Musica di Testaccio, la
Big O Orchestra, band tutta al
femminile basata a New York.
Come arrangiatore ha lavorato con
Paolo Conte (per Appunti
di Viaggio), Claudio
Baglioni, Gianni Morandi,
Almamegretta, Vinicio Capossela e,
fuori dall’Italia, con Dionne
Warwick e Chaka Khan.
Vittorini è attivo anche come
direttore di orchestre sinfoniche,
nonché in campo cinematografico e
televisivo come autore di colonne
sonore (per Lina Wertmüller e
Roberto Benigni, tra gli altri) e di
sigle (TG1, TVSette, TG Sport...)
oltre che come attore (Profondo
rosso di Dario Argento, Sogni
d’oro di Nanni Moretti).
Alien Dee
Pioniere
del beatboxing, Alien
Dee (al secolo Davide
Giuseppe Di Paola, torinese di
nascita, residente a Catania e
domiciliato a Roma, classe 1981) ne
è tra i principali esponenti a
livello internazionale.
Perfezionista nello sviluppo della
tecnica imitativa degli strumenti,
legato all’estetica jazz per quanto
riguarda le sonorità e la pratica
dell’improvvisazione, Alien Dee ha
iniziato a ‘suonare senza strumento’
nel 2001, allenandosi in questa
particolare disciplina, sorta
all’interno della cultura hip hop
per far fronte alla necessità di
avere sempre musica a portata di
mano quando si tratta di ballare in
strada (breakdance) o quando si
improvvisano rime (rap). Così, in
assenza di strumenti e anche di
mezzi per riprodurre musica
pre-registrata, il beatboxer
utilizza la voce e il proprio corpo
per creare ritmi e suoni, in
particolar modo imitando il beat
delle
percussioni e il fraseggio degli
strumenti melodici.
Stefano
Senni
Nato nel 1972, Stefano
Senni abbandona il basso
elettrico in favore del contrabbasso
e del jazz quando ha venti anni. Si
considera un autodidatta pur
essendosi diplomato ai Civici corsi
di jazz di Milano. La sua è una
presenza assidua e affidabile sulla
scena italiana e anche come sostegno
ritmico al fianco dei più importanti
musicisti internazionali. Per
citarne alcuni (l’elenco sarebbe
lunghissimo): Enrico Rava, Stefano
Bollani, Art Farmer, Benny Golson,
Cedar Walton, Lee Konitz, Bobby
Watson, Randy Brecker, Tom Harrell,
Richard Galliano, John Abercrombie,
Bob Mintzer, Uri Caine, Marc Ribot,
Trilok Gurtu, Don Byron, Sean
Bergin, Han Bennink, Ernst
Reijseger, Nicole Mitchell, Anat
Cohen...
Ha
partecipato ad oltre 100 incisioni
discografiche. Intensa anche la sua
attività didattica: ha insegnato
contrabbasso jazz nei Conservatori
di Rovigo, Padova, Brescia e Ferrara
(dove attualmente è di ruolo), ha
tenuto lezioni e masterclass, oltre
che in Italia, in Portogallo,
Serbia, Germania, Canada...
Francesco
Martinelli
Nato a
Pisa nel 1954, Francesco
Martinelli è impegnato fin
dagli anni Settanta nella diffusione
della cultura jazzistica in Italia
come organizzatore di concerti,
giornalista, saggista e traduttore,
insegnante e conferenziere. Ha
collaborato negli anni Settanta
all’organizzazione delle memorabili
Rassegne Internazionali del Jazz di
Pisa, e in seguito ha promosso nella
sua città concerti e rassegne tra
cui La Nuova Onda, l’Instabile’s
Festival, An Insolent Noise. Come
giornalista ha collaborato a
Musiche, Musica Jazz e Il Giornale
della Musica; attualmente scrive di
musiche tradizionali per la rivista
inglese Songlines. Ha pubblicato le
discografie di Anthony Braxton, Evan
Parker, Joelle Léandre e Mario
Schiano. Ha tradotto una decina di
libri dall’inglese all’italiano,
collaborando con Arcana, Il
Saggiatore, EDT e con la pisana ETS
per la collana Sonografie la cui più
recente uscita è un volume su Albert
Ayler. Insegna Storia del Jazz
presso l’Istituto Musicale Mascagni
di Livorno e la Siena Jazz
University; a Siena Jazz dirige
anche il Centro Studi sul Jazz
“Arrigo Polillo”, la più ampia
raccolta di libri, riviste e
registrazioni di jazz in Italia. La
collana di testi jazzistici creata
in collaborazione da EDT e Siena
Jazz è da lui diretta. Ha insegnato
per diversi anni a Istanbul alla
Bilgi University e collabora tuttora
con la Fondazione per la Cultura di
Smirne per l’organizzazione del
Festival del Jazz Europeo e la
gestione del museo degli strumenti
musicali tradizionali dell’Anatolia.
Ha
coordinato il vasto progetto
internazionale promosso da Europe
Jazz Network che ha portato nel
Settembre 2018 alla pubblicazione di
“The History of Jazz in Europe” da
parte della casa editrice inglese
Equinox.
Charles
Mingus
Nato a Nogales,
Arizona, nel 1922, Charles
Mingus è uno dei maestri
assoluti del contrabbasso jazz e
compositore fra i più originali del
XX Secolo. Nella sua musica
inimitabile converge una varietà di
influssi pari a quella dei suoi
cromosomi: tedeschi, cinesi, afro e
nativo-americani. Scomparso nel 1979
all’età di 56 anni, Mingus ha
lasciato un’eredità artistica di
proporzioni immense e di grande
influenza, nonostante il suo modo di
creare fosse strettamente legato
alla sua persona. Ha collaborato con
Duke Ellington, Bud Powell, Max
Roach, Charlie Parker, Dizzy
Gillespie e Miles Davis (in un album
pubblicato dall’etichetta Debut, da
Mingus stesso fondata), e nei suoi
gruppi hanno sfilato artisti del
calibro di Jackie McLean, John
Handy, Benny Golson, Jimmy Knepper,
Yusef Lateef, Roland Kirk, Don
Ellis, Clark Terry, Mal Waldron,
Jaki Byard e Dannie Richmond (suo
batterista per decenni). Questo
geniale musicista nell’arco della
sua vita ha saputo
fondere il più autentico humus
culturale afroamericano con
soluzioni espressive sempre
all’avanguardia, facendosi altresì
interprete delle problematiche
sociali della propria gente,
diventando quindi uno dei
portabandiera delle lotte contro la
discriminazione razziale.
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