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Bando
Musica Jazz
(DDG n. 1745 del 20/11/2023)
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Artisti
Mauro
Negri
Allievo
prediletto di Henghel Gualdi, il
clarinettista, sassofonista,
compositore e arrangiatore Mauro
Negri nasce nel 1966 a
Mantova, città nella quale compie
gli studi classici diplomandosi in
clarinetto. Oltre alla sua
attività in veste di leader che
gli ha visto produrre 26 Cd, vanta
collaborazioni stabili con il
batterista francese Aldo Romano
(del cui quartetto è membro fisso
dal 1998 al 2001, incidendo
Corners per la Label Bleu e Just
Jazz per la Dreyfus Jazz), con
Enrico Rava (con cui registra tre
Cd ed è stato ospite fisso del suo
quartetto New Generation), con
Richard Galliano (nel 2012 fa
parte del suo quintetto Omaggio a
Nino Rota e con esso gira il
mondo), Henry Texier, Géraldine
Laurent, Enrico Pieranunzi, ma
anche Eros Ramazzotti ed Edoardo
Bennato. Per più di due anni è
stato il primo sax alto-clarinetto
della Vienna Art Orchestra, con la
quale ha inciso 4 album ed è stato
in tour per più di 50 concerti nel
mondo. Ma ha suonato dal vivo
anche con Kenny Wheeler, Billy
Cobham, Lee Konitz, Sal Nistico,
Tony Scott, Steve Lacy, Paul
Jeffrey, Jimmy Cobb, Gato
Barbieri, Natalie Cole, Paolo
Fresu, Tullio De Piscopo... A
lungo docente alla prestigiosa
accademia Siena Jazz, nel 2007 ha
pubblicato il libro “Master in
clarinetto Jazz” edito da BMG
Ricordi.
Mauro Ottolini
Nato
a Bussolengo (VR) nel 1972, il
trombonista Mauro
Ottolini è uno dei
musicisti più importanti del
nuovo jazz italiano. Lasciata
l’orchestra dell’Arena di Verona
per inseguire il suo vero amore,
il jazz, si è velocemente imposto
come leader fantasioso e
sorprendente. Alla sua ascesa
hanno contribuito altri grandi
musicisti, chiamandolo
regolarmente nelle loro
formazioni: Enrico Rava, Franco
D’Andrea, Gianluca Petrella,
Francesco Bearzatti, Daniele
D’Agaro e anche il cantautore
Vinicio Capossela. Da anni
Ottolini esprime il proprio
talento eclettico come compositore
e come arrangiatore non solo per i
progetti a suo nome, ma anche per
importanti formazioni jazz, rock,
pop e avant-garde. Si
è ritagliato un posto al
anco dei big della canzone
italiana (Negramaro, Lucio Dalla,
Antonella Ruggiero, Vinicio
Capossela, Malika Ayane, Roy Paci,
Karima, ma pure Luciano
Pavarotti).
Oggi suona assiduamente con Franco
D’Andrea (trio e sestetto), ma è
soprattutto il leader di alcune
delle più sorprendenti formazioni
della musica creativa italiana,
come i Licaones (con Francesco
Bearzatti), gli Smashing Triad(s),
i Lato Latino, l’orchestra
Ottovolante, i Separatisti Bassi e
i Sousaphonix, il gruppo che più
ha contribuito alla sua fama: con
questo ampio organico ha vinto il
Top Jazz nel 2012 e ha sfornato
una serie di dischi memorabili (The
Sky Above Braddock, Bix Factor,
Musica per una società senza
pensieri, Seven Chances).
Il più recente progetto, che vede
il nucleo dei Suosaphonix a
anco di un’orchestra sinfonica, è
un omaggio alle canzoni di Luigi
Tenco: “Tenco: come ti vedono gli
altri” è nato su richiesta
proprio del Club Tenco, che con
esso ha voluto celebrare il 50°
anniversario della morte del
cantautore. Uscito su disco, è
stato uno dei bestsellers
del 2017. Al successo eclatante ha
contribuito l’impressionante parterre
di cantanti convocato da Ottolini:
Gino Paoli, Petra Magoni, Daniele
Silvestri, Roy Paci, Alberto
Fortis, Rossana Casale, Renzo
Rubino, Karima, Bocephus King,
Edda, Kento, Vanessa Tagliabue
Yorke, Vincenzo Vasi, e, nei live,
anche Giuliano Sangiorgi.
Tommaso Vittorini
Nato a
Roma, ma residente da molti anni a
New York, Tommaso Vittorini ha
iniziato la carriera giovanissimo,
negli anni Settanta, a fianco di
Massimo Urbani, Maurizio Giammarco,
Enrico Pieranunzi, Danilo Rea,
Enrico Rava. Alla fine del decennio
il novero delle sue collaborazioni
si è esteso a livello
internazionale, con personalità
quali Lester Bowie, Kenny Wheeler,
Roswell Rudd, Steve Lacy. Dotato di
fine senso dell’umorismo e di una
profonda conoscenza della cultura
italiana (forse ereditati dai nonni,
Camillo Mastrocinque ed Elio
Vittorini), assieme a Mario Schiano
inventò una sorta di jazz- varietà
che non trova termini di paragone
nella storia di questa musica.
Come
band
leader ha dato vita a numerose
formazioni, sia in Italia che negli
USA: la Living Concert Big Band, il
Grande Elenco Musicisti (con
Giancarlo Schiaffini, Antonello
Salis, Roberto Gatto, Rita
Marcotulli), la Banda della Scuola
Popolare di Musica di Testaccio, la
Big O Orchestra, band tutta al
femminile basata a New York.
Come arrangiatore ha lavorato con
Paolo Conte (per Appunti
di Viaggio), Claudio
Baglioni, Gianni Morandi,
Almamegretta, Vinicio Capossela e,
fuori dall’Italia, con Dionne
Warwick e Chaka Khan.
Vittorini è attivo anche come
direttore di orchestre sinfoniche,
nonché in campo cinematografico e
televisivo come autore di colonne
sonore (per Lina Wertmüller e
Roberto Benigni, tra gli altri) e di
sigle (TG1, TVSette, TG Sport...)
oltre che come attore (Profondo
rosso di Dario Argento, Sogni
d’oro di Nanni Moretti).
Alien Dee
Pioniere
del beatboxing, Alien
Dee (al secolo Davide
Giuseppe Di Paola, torinese di
nascita, residente a Catania e
domiciliato a Roma, classe 1981) ne
è tra i principali esponenti a
livello internazionale.
Perfezionista nello sviluppo della
tecnica imitativa degli strumenti,
legato all’estetica jazz per quanto
riguarda le sonorità e la pratica
dell’improvvisazione, Alien Dee ha
iniziato a ‘suonare senza strumento’
nel 2001, allenandosi in questa
particolare disciplina, sorta
all’interno della cultura hip hop
per far fronte alla necessità di
avere sempre musica a portata di
mano quando si tratta di ballare in
strada (breakdance) o quando si
improvvisano rime (rap). Così, in
assenza di strumenti e anche di
mezzi per riprodurre musica
pre-registrata, il beatboxer
utilizza la voce e il proprio corpo
per creare ritmi e suoni, in
particolar modo imitando il beat
delle
percussioni e il fraseggio degli
strumenti melodici.
Silvia
Donati
La carriera della
cantante bolognese Silvia Donati
è stata segnata da un’intensa
passione per la musica ‘nera’. Le
sue prime esperienze avvengono
infatti con gruppi funky e rhythm
& blues, finché gli studi con
Barry Harris, Art Taylor, Rachel
Gould e Horace Parlan le fanno
imboccare la strada del jazz. Da
allora sono state numerose le sue
collaborazioni con importanti
jazzisti italiani: soprattutto
Marcello Tonolo ma anche Sandro
Gibellini, Pietro Tonolo, Renato
Chicco, Ares Tavolazzi, Danilo Rea,
Nicola Stilo, Carlo Atti, Fabrizio
Bosso. Alla sua passione per la
musica afroamericana si è poi
affiancata quella per la musica
brasiliana. Nel corso degli anni ha
dato vita a diversi gruppi (Siluet,
Arcoiris, StandHard 3io). La Donati
è protagonista anche del progetto
“Encresciadum”, il primo caso di
jazz cantato in ladino, a
dimostrazione dell’incredibile
versatilità linguistica della vocalist
emiliana.
Nel recente progetto discografico
(uscito su tutte piattaforme
digitali nel 2023) nonché live,
“D’amore e d’orgoglio”, realizzato a
nome del suo Indaco Trio, con
Francesca Bertazzo Hart alla
chitarra e Camilla Missio al
contrabbasso, la Donati si confronta
con due personalità forti del canto
afroamericano: la più strettamente
jazzistica Billie Holiday e Nina
Simone, attiva anche in altri generi
black, dal blues al gospel.
Cantanti che, appunto, hanno
fortemente rimarcato l’orgoglio di
essere donna e afroamericana in un
paese e in un’epoca in cui i più
ovvi diritti civili non si potevano
ancora dare per scontati. Il trio
ripercorre i momenti più
significativi della carriera delle
due artiste, con suono scarno e
avvolgente.
Francesco
Martinelli
Nato a Pisa nel 1954,
Francesco
Martinelli è impegnato fin
dagli anni Settanta nella diffusione
della cultura jazzistica in Italia
come organizzatore di concerti,
giornalista, saggista e traduttore,
insegnante e conferenziere. Ha
collaborato negli anni Settanta
all’organizzazione delle memorabili
Rassegne Internazionali del Jazz di
Pisa, e in seguito ha promosso nella
sua città concerti e rassegne tra
cui La Nuova Onda, l’Instabile’s
Festival, An Insolent Noise. Come
giornalista ha collaborato a
Musiche, Musica Jazz e Il Giornale
della Musica; attualmente scrive di
musiche tradizionali per la rivista
inglese Songlines. Ha pubblicato le
discografie di Anthony Braxton, Evan
Parker, Joelle Léandre e Mario
Schiano. Ha tradotto una decina di
libri dall’inglese all’italiano,
collaborando con Arcana, Il
Saggiatore, EDT e con la pisana ETS
per la collana Sonografie la cui più
recente uscita è un volume su Albert
Ayler. Insegna Storia del Jazz
presso l’Istituto Musicale Mascagni
di Livorno e la Siena Jazz
University; a Siena Jazz dirige
anche il Centro Studi sul Jazz
“Arrigo Polillo”, la più ampia
raccolta di libri, riviste e
registrazioni di jazz in Italia. La
collana di testi jazzistici creata
in collaborazione da EDT e Siena
Jazz è da lui diretta. Ha insegnato
per diversi anni a Istanbul alla
Bilgi University e collabora tuttora
con la Fondazione per la Cultura di
Smirne per l’organizzazione del
Festival del Jazz Europeo e la
gestione del museo degli strumenti
musicali tradizionali dell’Anatolia.
Ha
coordinato il vasto progetto
internazionale promosso da Europe
Jazz Network che ha portato nel
Settembre 2018 alla pubblicazione di
“The History of Jazz in Europe” da
parte della casa editrice inglese
Equinox.
Harry
Belafonte
George Bellanfanti
Jr., meglio conosciuto come Harry
Belafonte, nato a New York nel
1927 (con origini giamaicane), è
noto come il “re del calypso” per
l’enorme popolarità che grazie a lui
la musica caraibica raggiunse negli
Stati Uniti negli anni Cinquanta.
Belafonte è stato non solo cantante
di enorme successo ma anche attore
sotto la guida di importanti registi
(Otto Preminger, Robert Rossen,
Robert Wise, Sidney Poitier, Robert
Altman, Spike Lee...). Ma
soprattutto è stato uno degli
artisti più impegnati nelle cause
legate ai diritti umani e in
particolare ai diritti dei neri
americani (ha partecipato anche al
supergruppo USA for Africa, che nel
1985 incise We Are the World
sotto l’egida produttiva di Quincy
Jones per sostenere la popolazione
dell’Etiopia). Banana Boat Song (un
brano tradizionale giamaicano) è
stato il suo primo grande hit,
incluso nell’album Calypso
(1956): da allora la sua carriera
discografica è continuata con
inarrestabile successo per tutti gli
anni Sessanta e Settanta. È
scomparso nel 2023 all’età di 96
anni.
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schede degli artisti in formato pdf
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